Le nozioni basilari di teoria musicale

7 Marzo 2022 homer

Oggi ci preoccuperemo di comprendere come fare ad approcciare con la musica se si è principianti assoluti, ovvero non si ha la più pallida idea di cosa sia la musica e di come funzioni uno strumento musicale; certo la cosa non è facile, e ci sono persone che nascono naturalmente più predisposte verso la musica rispetto ad altre, ma ciò non significa che chi non ha questo dono non potrà mai suonare, tutte le cose si possono imparare. Imparare a suonare è un po’ come imparare a disegnare, non tutti partono dallo stesso livello, c’è chi nasce già in grado di fare un bel disegno, e chi invece fa soltanto delle linee perché non riesce a fare di meglio.

La prima dote che occorre per avvicinarsi al mondo della musica è indubbiamente la pazienza, e se già si è coscienti di averne poca forse sarebbe il caso di desistere prima ancora di iniziare a cimentarsi; è questione di comprendere le nozioni basilari, impadronirsene, e fare pratica, tanta pratica, ore ed ore di pratica, magari seguiti da un maestro o comunque una persona che sappia suonare bene, poi le soddisfazioni arriveranno sicuramente.

Armonia, melodia, ritmo

Come suggerisce il termine stesso, quando un qualcosa viene definito armonico, racchiude in sé l’idea del bello, della perfetta coesistenza tra due o più elementi; è proprio questo il concetto, ed infatti musica si definisce armoniaun suono composto da due o più strumenti che risulta gradevole all’udito, questo almeno analizzando il lato etimologico del termine. Quando si parla invece di melodia, ci si riferisce ad un motivo dominante, una sorta di canto che è accompagnato da un’armonia di suoni e probabilmente da un ritmo.

La melodia viene generalmente composta con note appartenenti a scale musicali, ed è proprio qui che iniziano le piacevoli complicazioni del mondo della musica, nell’apprendimento delle scale, che come vedremo possono essere di vario tipo a seconda degli intervalli suonati tra una nota e la seguente. Riassumendo, per comporre musica bisogna sviluppare almeno questi tre aspetti di base, ossia armonia, melodia, ritmo, e poi magari ci si concederà il lusso di procedere con gli arrangiamenti e le personalizzazioni che più piacciono.

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Le scale musicali più utilizzate

Esistono moltissime scale, e sono tante anche le suddivisioni che si possono incontrare all’interno delle stesse, ma noi cercheremo di capire di cosa si tratta senza riempirci troppo la testa di numeri ed espressioni, giusto per avere un quadro un po’ più completo della situazione. Diciamo pure che in antichità chi componeva musica non aveva ancora le possibilità di scelta che ha oggi per comporre una melodia, infatti un tempo si componeva utilizzando esclusivamente la scala maggiore o minore, poi via via ne sono state create delle altre, e ciò è dipeso principalmente dalla nascita di diversi generi musicali.

Analizzando la scala maggiore ci rendiamo conto che essa è basata su una sequenza fissa di note che ha i seguenti intervalli: dominante, tono, tono, semitono…tono, tono, tono, semitono, dominante, dove ovviamente un tono è costituito da due semitoni. Lo schema della scala minore è invece dominante, tono, semitono, tono, semitono, semitono, tono, semitono, dominante. Oltre a questa grande suddivisione, le scale vengono suddivise anche in altre categorie, e non basterebbe tutto lo spazio a nostra disposizione per spiegarle tutte. Aumentata, diminuita, semidiminuita, modale, araba, orientale, esatonale, pentatonica, sono soltanto alcune tra le scale più utilizzate dai musicisti di oggi, e pensate che esse sono a loro volta ancora suddivisibili in altre sottocategorie!!!

Misure, tempo, e accompagnamento

Concludendo, una volta stabilita l’armonia, ovvero la sequenza di accordi di base, e poi composta una melodia, ovvero un motivo dominante fatto dall’alternanza di note in base ai criteri dettati dalle scale, il terzo step da seguire è quello di dare un tempo a tutto ciò, ossia generare un ritmo. Anche in questo caso, se si vuole essere precisi e perfetti, bisognerà attenersi a certi canoni, perché, per chi non lo sapesse, anche percussionisti e batteristi sono vincolati dalle loro brave partiture.

Il tempo viene rappresentato in musica esprimendosi in frazioni (4/4, 7/4, 6/8) nelle quali al numeratore si incontra sempre un valore che corrisponde alla misurasulla quale va a cadere l’accento grave, ossia quello che marca l’inizio della battuta, ed al denominatore quasi sempre un 4 o un 8, a seconda se si sta suonando in quarti o ottavi. Beh, non male come infarinatura di base per affrontare le prime lezioni di teoria musicale, no? Sotto con l’esercizio allora!!